COMUNICATO NAZIONALE

REVISIONE DEL DISEGNO DI LEGGE N. 1240 DEL 20 SETTEMBRE 2024

Nella riunione convocata oggi presso il MUR, durante la discussione sul Disegno di Legge n. 1240 del 20 settembre 2024, come FGU, abbiamo confermato le nostre riserve già sollevate con il nostro documento nazionale e successivamente, tramite un comunicato pubblicato sul nostro sito web https://www.fgudipartimentouniversita.org/sito/ lo scorso 11 ottobre, relativo all’incontro al MUR del giorno 10, sempre con lo stesso ordine del giorno e confermiamo oggi queste preoccupazioni rispetto all’obiettivo dichiarato di contrastare il precariato universitario e della Ricerca, del Disegno di Legge 1240.

Le criticità principali includono:

1.     Contratti a tempo determinato con tutele insufficienti:

  • Sebbene il DDL introduca contratti subordinati per molte figure oggi inquadrate come collaboratori esterni o con partita IVA, le tutele offerte restano limitate e non equivalenti a quelle dei contratti a tempo indeterminato.

2.     Percorsi di stabilizzazione poco chiari:

  • I criteri per la stabilizzazione del personale precario sono vaghi e lasciano spazio a interpretazioni discrezionali da parte degli atenei.

3.     Budget insufficiente:

  • Le risorse finanziarie destinate al superamento del precariato risultano inadeguate rispetto alla portata del problema.

4.     Continua dipendenza dalle partite IVA:

  • Nonostante alcune restrizioni, il DDL consente ancora un utilizzo esteso delle partite IVA, di cui attualmente si abusa in modo abnorme perpetuando la precarietà.

Ci giova ricordare da che punto dobbiamo partire e per noi della FGU GILDA il precariato rappresenta una componente significativa del personale nelle università italiane sia per il personale tecnico amministrativo che docente, per questo crediamo sia giusto indicare alcuni dati:

·       Dati recenti:

  • Nel 2018, oltre il 63% del personale universitario era assunto a tempo determinato o con altre formule, pari a 79.335 persone, contro 46.570 a tempo indeterminato.
  • Nel 2022, i Ricercatori a Tempo Determinato di tipo A (RTD-A) costituivano l’11,2% del personale di ruolo.
  • Nel 2021una quota significativa del personale docente a contratto con partita IVA, con stime tra il 50% e il 60%.

Complessivamente, circa il 50% del personale universitario è “assunto” con contratti precari. Questo scenario richiede interventi strutturali per garantire stabilità e sostenibilità del sistema ed evitare la continua “fuga” all’estero di giovani per i quali lo Stato ha speso ingenti risorse per formarli e non può perderli per l’inadeguatezza degli stipendi e delle norme che regolano il mondo del lavoro.

L’università è un microcosmo che merita di essere attenzionata in modo particolare anche in queste sequenze di incontri in cui si trattano regole che non possono essere applicate in modo omogeneo in settori diversi, pur se collocati forzosamente nello stesso Comparto contrattuale, con effetti negativi sotto ogni aspetto, per questo motivo si chiede, viste anche le difficoltà organizzative evidenziatesi, di prevedere incontri specifici per ogni settore contrattuale ove è chiaro che non tutto può essere reso compatibile neppure quando a determinate figure professionali di alta specializzazione si è voluto dare, forzosamente, la stessa denominazione, come nel caso dei tecnologi per esemplificare il tutto.

Roma 10.01.2025

                                                                            La Segreteria Nazionale

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11 Gennaio 2025